venerdì 30 settembre 2022

La Natura alla fine presenterà il conto...



L’Italia va a fuoco, o va sott’acqua. È il destino cinico e baro, una tragedia imprevedibile, irrefrenabile nella sua furia. Forse qualcuno che ci odia ha lanciato una fatwa contro di noi che ci siamo limitati ad azzerare le risorse destinate a mettere in sicurezza fiumi e boschi e montagne.

 Il presidente della Regione Marche Acquaroli deve aver pensato che i pochissimi milioni destinati a dragare il fiume Misa e le sue sponde potessero essere diversamente utilizzati. Così il Misa ha sfondato gli argini negli stessi punti di otto anni fa. Ha ragione Carlin Petrini, costretto a prendere atto della sordità e della cecità della politica rispetto alla necessità di risanare e tutelare l’ambiente, la natura e gli uomini, donne e bambini: «Una cosa voglio chiedere ai politici, di avere almeno il pudore di non indignarsi. Perché la loro indignazione fa male alle vittime e all’Italia che viene violentata».

Le Marche, ancora una volta vittime, come nelle alluvioni precedenti, come nel terremoto e nella gestione indecente della ricostruzione subappaltata a finte cooperative che per rispettare i tempi facevano lavorare i dipendenti come bestie, arrivando a nascondere infortuni e persone  presto morte sul lavoro.

Prima delle inondazioni c’è la siccità e, con la siccità, gli incendi, il fuoco che non è certo purificatore visto che distrugge la vita di piante ed esseri umani. Allora noi che facciamo, invece di prevenire e difenderci investendo sui mezzi necessari a sconfiggere le fiamme? Non ci dotiamo di più Canadair, no: compriamo i caccia multiruolo da combattimento detti F35, 21 già acquistati dentro un contratto che ne prevede 90 (novanta). Un F35, equipaggiamento di base, costa 99 milioni di euro, 106,7 quelli più attrezzati per svolgere meglio lo sporco lavoro della guerra. Sapete quanto costa un Canadair, l’aereo che si riempie la pancia di acqua per poterla scaricare sugli incendi? 25 milioni di euro, sempre nel modello base. Con la spesa per un F35 ci si potrebbe dotare di quattro Canadair. Ma che volete, bisognerà pure ammodernare la flotta dell’aeronautica, ed ecco 14 miliardi (miliardi) messi in preventivo per raggiungere lo scopo. Ma è tutto l’apparato militare che va ammodernato, tantopiù dopo la consegna di materiale bellico all’Ucraina che ha alleggerito i nostri arsenali (oltre che i nostri granai, come direbbe il compianto presidente Pertini) con una spesa che salirà al 2% del prodotto interno lordo. Capirete dunque che non si possono spendere soldi per dragare fiumi, rafforzare argini, liberare dal cemento che ha persino spinto a interrare i fiumi nelle zone più fragili, rimboscare, riparare gli acquedotti colabrodo e via risanando. Abbiamo altre priorità e attenzioni, cosicché persino i 18 miliardi a disposizione dell’Italia per la messa in sicurezza del territorio entro il 2030 restano in attesa sotto un materasso di inettitudini, con decisori ciechi e sordi come dice Petrini.

Capisco che, se dopo l’ennesimo disastro di Senigallia il presidente della Regione Marche Acquaroli viene nominato commissario per l’emergenza dal capo della protezione civile Curcio, la poca fiducia rimasta va a farsi benedire. Il lupo messo a guardia del gregge, è un po’ troppo anche per gli stomaci forti. Se tutti, almeno chi ha antiche reminiscenze di sinistra, ci sforzassimo di capire le loro ragioni, di aprire gli occhi e le orecchie, forse riusciremmo a far fare un passo avanti alla politica. Ammesso di essere ancora in tempo.

Loris Campetti



Stralcio tratto da: https://volerelaluna.it/controcanto/2022/09/19/litalia-a-fuoco-o-sottacqua-non-e-il-destino-cinico-e-baro/

 


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