Sembra in difficoltà la prospettiva di riunificare un movimento per la pace messo in grado di fronteggiare il pericolo di una sorta di “riunificazione”, in un unico conflitto, di quella che è stata definita “guerra mondiale a pezzi”.
Inoltre sembra sottovalutata la prospettiva di una ripresa dell’utilizzo dell’arma nucleare: si parla e si scrive di “nucleare tattico” a raggio d’impatto limitato e sostanzialmente queste pericolosissime affermazioni sembrano far parte della “routine”, fatte passare sotto silenzio.
Si sta modificando il quadro di relazioni internazionali, appare del tutto insufficiente il ruolo degli organismi sovranazionali in particolare dell’ONU, la crisi delle democrazie occidentali pesa tantissimo sulla prospettiva futura e gli assi di riferimento si stanno spostando al punto da ricreare la possibilità di formazione di blocchi contrapposti.
L’armamento nucleare fu oggetto, in passato, di una fortissima pressione di contrasto a livello internazionale, tra gli anni ’50 e gli anni ’80 del XX secolo sorsero movimenti molto partecipati e sostenuti da personalità di grandissimo rilievo (pensiamo soltanto ad Albert Einstein, Pablo Picasso, Bertrand Russell) esercitando una pressione che sicuramente ebbe un peso nello stabilire la stipula dei trattati di non proliferazione tra le superpotenze.
La lotta avverso il nucleare militare ebbe poi grande influenza nel processo del superamento nell’uso del nucleare al fine della produzione di energia civile: anche se sotto questo aspetto rimane decisivo il passaggio drammatico di Chernobyl ’86, vero e proprio primo punto di caduta dell’impero sovietico.
Oggi nel quadro di tragedia globale che stiamo vivendo la reazione, sia a livello di massa, sia di intellettualità e di scienza appare del tutto al di sotto delle esigenze che si profilano.
Le elezioni europee potrebbero rappresentare un’occasione importante per portare la questione all’ordine del giorno: sarebbe però necessaria una presenza pacifista transnazionale in un quadro di capacità di considerare la tornata elettorale fatto ben diverso da una semplice conta ad uso nazionalistico.
Angelo Gaccione
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