A seguito del DL 181 emanato dal Governo il 12 dicembre 2023 che dava tempo trenta giorni per aprire a autocandidature di territori inizialmente non inclusi nella CNAPI (Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee) il giorno 12 gennaio 2024 è spuntata la autocandidatura del sindaco del Comune di Trino, unica voce isolata in un coro unanime di opposizioni da parte dei Comuni limitrofi e, apparentemente, dalla stessa parte politica cui appartiene.
La decisione è stata presa l’11 gennaio dopo un dibattuto Consiglio comunale aperto a esperti convocati a supporto delle tesi pro e contro, il giorno precedente alla scadenza dei termini di autocandidatura.
Inutile dire che il sindaco e la sua Giunta non han cambiato parere non ostante gli accorati appelli ed hanno prodotto una Delibera di Giunta fatta prontamente pervenire via Pec al Ministero.
La Pec è stata accolta con gioia dallo stesso ministro Pichetto Fratin, poi Calenda calando la briscola ha definito “illuminato” il sindaco.
Peccato che il territorio di Trino sia stati dichiarato INIDONEO per ben due volte dalla stessa Sogin, la società incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari in tutta Italia.
Peccato inoltre che con questa (malaugurata per il Vercellese e Monferrato, contesto di paesaggi e prodotti agricoli ed enogastronomici di eccellenza mondiale) decisione il comune di Trino passerebbe a detenere non più solo l’attuale 0,4% dei rifiuti radioattivi italiani (ora stoccati presso la ex centrale “Fermi”), ma il 100%, senza contare quelli di successiva produzione nucleare, come auspicato dal Governo.
E’ molto grave osservare che, a seguito delle battaglie fatte da comitati e associazioni per la rilocalizzazione delle scorie liquide e solide presenti “provvisoriamente” a Saluggia, si debba ora constatare che si propone di portarle a pochi chilometri, con logistica discutibilissima, sempre in un contesto di falde idriche ad elevata vulnerabilità e in un contesto geologicamente poco rassicurante visto che i tecnici Sogin hanno individuato la presenza di faglie capaci (elementi escludenti secondo i criteri ISPRA). Per non parlare del contesto socioeconomico, che vede il basso Vercellese leader nella produzione di riso di qualità e il vicino Monferrato, che ospita due aree Unesco, paesaggi mozzafiato e un turismo sempre crescente.
Inoltre Trino fa parte del SIN (Sito di Interesse Nazionale) riferito al polo di produzione amianto di Casale Monferrato, che ha già chiaramente una propria fama negativa per le migliaia di morti di mesotelioma pleurico. In molti chiedono che il SIN sia escluso dalla CNAI (aree idonee) e dalla CNAA (aree autocandidate).
Il paradosso della vicenda, è che si parte con una procedura e in corso d’opera si modificano le regole del gioco.
In questo caso il mazziere (lo Stato) dice che bisogna smantellare (e ci sta mettendo decenni), inizia la partita dando le carte, poi quando il traguardo si avvicina, non solo cambia le carte ma cambia anche gioco: da pochi giorni è stato approvato in commissione energia l’emendamento di Azione al decreto 181 che permette di accogliere le aree autocandidate se sono stati nel frattempo tolti o modificati vincoli o se si puo’ adattare il progetto con nuove soluzioni compatibili (sopraelevazione rispetto alla falda, …). Il gioco delle tre carte…
Le modifiche ai vincoli sono state scientemente richieste recentemente (giustificandole per facilitare l’eradicazione del cinghiale) e si è richiesto di modificare il confine del Parco Regionale della Partecipanza, proprio per eliminare gli ultimi ostacoli alla autorizzabilità del deposito a Trino Leri Cavour.
La maggioranza in Regione Piemonte (dello stesso colore del sindaco di Trino e che si dice contraria al deposito in Piemonte) approverà questa modifica che darà spazio al deposito?
Paolo Sassone (Per il Comitato TriNo)
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