sabato 31 agosto 2024

La natura ama l’uomo ma l’uomo ama la natura?...

 

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Gli interventi dell’uomo nel tentativo di “aggiustare” la vita sul pianeta sono diventati talmente pesanti da mettere a rischio la stessa esistenza umana. Infatti il controllo sulle altre specie e sulla natura coinvolge anche l’uomo, che non è separato dal mondo animale e dalla natura.

Le regole della vita sono molto semplici, ogni specie sia vegetale che animale ha una interrelazione mutualistica con il suo habitat e con tutte le specie che lo condividono. Le piante hanno bisogno degli animali per la loro riproduzione e propagazione, gli erbivori sono controllati dai carnivori e così si mantiene un equilibrio fra ambiente e suoi abitanti.

Ma dove l’uomo è intervento immediatamente questo equilibrio è andato perso. Lo abbiamo visto con la desertificazione del Nord Africa e del Medio Oriente causata da un esagerato incremento dell’allevamento domestico e di transumanza.

Questo più l’abitudine venatoria nei confronti di specie ritenute nocive o -al contrario- utili all’economia umana hanno trasformato talmente l’habitat da renderlo irriconoscibile… Tutto ciò in passato avveniva in modo quasi impercettibile, poiché gli avvenimenti sopra descritti si protraevano per lunghi periodi di tempo, secoli, se non millenni, ed era alquanto difficile per l’uomo riconoscerne gli effetti (legati al suo comportamento).

Ben diversa è la situazione attuale. Oggi l’intervento umano sull’ambiente ha una conseguenza presso che immediata e non si può far a meno di considerare le cause -come gli effetti strettamente interconnessi- delle mutazioni in corso. Dove l’uomo interviene la natura e la vita recedono.

Persino ove l’uomo cerca di rimediare ai mali del suo operato anche lì combina guai peggiori. Lo abbiamo visto ad esempio con la politica dei ripopolamenti artificiali di specie faunistiche scomparse in una data bioregione e recuperate in altri luoghi del pianeta per essere reimmesse ove estinte. Questa politica di “recupero” è invero deleteria. I danni causati all’habitat dall’introduzione di specie non autoctone sono enormi. Tant’è che di tanto in tanto, con la scusa del sovrappopolamento, ci si inventa partite di caccia per il contenimento di dette specie.

A dire il vero la mia impressione è che questa pseudo politica ambientale è solo funzionale ad interessi altri, che non sono quelli della natura. La natura, se lasciata a se stessa, trova sempre il modo di armonizzarsi, creando una altalena di presenze fra fonti alimentari, specie predate e specie predatorie ma dove interviene l’uomo appare il caos. Ma oggi sembra impossibile che la natura sia lasciata a se stessa, dovrebbe scomparire l’uomo. 

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La specie umana è aumentata numericamente a dismisura e non ha predatori, né grosse epidemie che secoli fa decimavano la popolazione, e cibare tutte queste persone, carnivori o vegetariani che siano, porta comunque ad un’alterazione dell’habitat naturale.

Inoltre gli animali sono sempre più visti come oggetti di abbellimento -se inseriti nei parchi- o d’uso alimentare o industriale -se allevati intensivamente. 

Potete allora vedere che questo gioco delle parti danneggia tutti i cittadini e la natura stessa che è continuamente manipolata pro e contro questo e quello. Insomma un pretesto affaristico in una società che non considera l’animale diversamente da un plusvalore qualsiasi.

Il rapporto fra uomo natura e animali è andato nel corso di questo ultimo secolo deteriorando sino al punto che gli alberi e gli animali, un tempo simboli di vita, totem, archetipi e divinità, sono relegati nei parchi, nelle riserve o negli zoo o utilizzati come cavie o produttori di carne da macello, come fossero “oggetti” e non esseri viventi dotati di intelligenza, sensibilità e coscienza di sé.

Anche se etologi famosi, come ad esempio K. Lorenz e tanti altri, hanno raccontato le similitudini comportamentali e le affinità elettive che uniscono l’uomo agli animali, il metodo utilitaristico, che per altro si applica anche nella società umana verso i più deboli ed i reietti, ha preso il sopravvento.
Pare, ma non è detto, che al momento opportuno si risvegli nella coscienza umana la consapevolezza della comune appartenenza alla vita.

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana



venerdì 30 agosto 2024

PFAS e pesticidi aiutano l'estinzione della vita sul pianeta...



Come ha commentato a Food Navigator Shubhi Sharma del CHEM trust, gli PFAS hanno contaminato ogni angolo del pianeta: la presenza ubiquitaria sulla Terra: dovunque li si cerchi, li si trova. Continuano a essere pubblicati studi che mostrano, senza possibilità di smentita, la costante avanzata degli PFAS negli impieghi più disparati, e anche l’associazione con patologie sul sistema immunitario, rischio di tumore, di demenze, sul fegato, sul sistema cardiovascolare, sulla tiroide e sul sistema riproduttivo. Eccetera.
 
Allo stesso tempo è sempre più dimostrato che Pesticidi e Pfas sono una accoppiata mortale. In un articolo molto esauriente su Environmental Health Perspectives, hanno riconfermato l’accoppiata mortale i ricercatori dell’ Università di Portland, in Oregon, quantificando la presenza degli PFAS nei prodotti venduti come pesticidi (e nei loro contenitori, neanche etichettati) in USA e in Canada, e il loro crescente andamento negli ultimi dieci anni. Nel secondo studio si mostra  come per ogni porzione in più di cibi normalissimi come ad esempio le uova, nell’organismo si ritrovino valori superiori di PFAS, a conferma del rapporto diretto tra cibo e contaminazione.
 
A sua volta, Science of the Total Environment ha pubblicato uno studio condotto sul latte materno e sul plasma di 1.500 donne del New Hampshire, raccolto a partire dal 2009 dai ricercatori della Geisel School of Medicine di Dartmouth, Lebanon (New Hampshire), che hanno valutato il consumo di uova, carni rosse, caffè, pesce, riso bianco, e, parallelamente, la concentrazione di alcuni PFAS nel plasma alla ventottesima settimana di gestazione e nel latte fino a sei settimane dal parto. E hanno dimostrato la relazione lineare tra aumento nel consumo e quantità di PFAS.

Rete Ambientalista



giovedì 29 agosto 2024

"1984" di Orwell - La Bestia e l'Olocausto...



Quando tanti anni fa lessi per la prima volta 1984 di Orwell, lo interpretai come una storia di fantascienza in cui venivano estremizzati, a beneficio di un racconto distopico, tutti i possibili espedienti di cui un potere incontrollato potrebbe servirsi per sottomettere e controllare una popolazione. L'idea di un Ministero della Verità che sovraintendeva e decideva quale fosse la verità da somministrare ai cittadini sembrava una esagerazione che nessun governo pur autoritario avrebbe mai potuto mettere realmente in atto.

Avevo torto. Oggi quel governo esiste davvero come esiste un super Ministero della Verità che controlla attraverso l'apparato mediatico tutta la comunicazione e che decide ciò che è vero da ciò che è falso, al di là di ogni evidenza, in cui viene stravolta ogni ragionevole evidenza dei fatti. Qui la Guerra si chiama Pace, l'Aggressione si chiama Difesa legittima, il Carnefice diventa Vittima, e questa narrazione non può essere contraddetta.

Questo governo non risiede in un lontano paese autocratico e dispotico, ma nel "civile" Occidente liberale, dove la Libertà è una forma di Dittatura che serve orwellianamente a difendere la nostra democrazia.

Salta così il confine tra Verità e Menzogna , e la Verità è solo quella che decide essere tale il Ministero della Verità.

In questa narrazione distopica l'Ucraina neonazista è un paese democratico aggredito, la Russia antinazista è un paese aggressore e assetato di potere, la NATO è un'associazione filantropica, e Israele un paese aggredito e vittima di terroristi arabi assetati di sangue che vogliono la sua distruzione.


A Gaza si sta consumando in questi mesi uno dei più atroci misfatti della storia umana e il civilissimo Occidente giustifica ed arma il genocidio di un intero popolo in nome del diritto di Israele a difendersi da Hamas.

La narrazione mediatica ci dice che sarebbe in corso una guerra tra Israele ed Hamas e ovviamente, come in ogni guerra, ci sono vittime inevitabili da una parte e dall'altra, in cui si confrontano bambini innocenti contro l'esercito più morale del mondo. Purtroppo è la natura della guerra, dicono! Punto. Non ci sarebbe quindi nessun genocidio, ma solo "vittime di guerra".

Una infamia, questa, che reclama vendetta e giustizia dalla Storia.

Ma nella storia il genocidio in atto a Gaza e la pulizia etnica israeliana in Cisgiordania, rimarrà il marchio d'infamia eterno per l'Occidente intero, peggio dell'Olocausto nazista, perché compiuto sotto gli occhi del mondo e con la sua diretta compiacenza. Non potranno dire ai posteri che non sapevano. Sarà Vergogna eterna per loro quel giorno quando la Storia sarà redenta e la Verità potrà essere gridata a voce alta con la rottura della gabbia orwelliana. 

Allora l'ignominia di cui si è macchiato l'incivile Occidente non potrà più essere nascosta e riemergerà dal fango della sua cattiva coscienza non più infelice. Solo allora lo spirito di rivolta e di giustizia delle vittime di oggi potrà riemergere dal passato dei vinti e reclamare il suo diritto ad attualizzarsi nella concretezza e materialità della Storia. La sconfitta inevitabile della Bestia  sarà la giusta ricompensa del tanto sangue innocente versato per alimentare e sfamare il malefico istinto bulimico del predatore insaziabile. Ma come la bulimia è una malattia che non può digerire tutto il cibo ingozzato voracemente che prima o poi il bulimico sarà costretto a vomitare, così la bestia  sarà costretta dalla sua stessa ingordigia a rimettete la Palestina ai suoi naturali e storici abitanti.

Quel giorno sarà un giorno di giubilo per l'intera umanità e la storia umana potrà recuperare la dignità oggi perduta a causa del potere malefico ed oscuro che la sta oltraggiando e che la sta portando sull'orlo di un olocausto nucleare.

Quel giorno la Bestia evocata nell'Apocalisse di Giovanni, che va contro tutto quello che il regno di Dio rappresenta e che cerca di imporre la sua volontà con la violenza, cesserà di vivere.
Amen.
Antonio Castronovi






Eirenefest Firenze: dal 27 al 29 settembre 2024 - Festival del libro per la pace e la nonviolenza della comunità educante...

 


Dopo tre edizioni nazionali a Roma e due locali a Bisceglie e in Valdarno Eirenefest arriva a Firenze, sottolineandone la natura di Città della Pace, fondatrice dei Mayor for Peace, faro culturale mondiale e luogo di grandi iniziative pedagogiche.

Dal 27 al 29 settembre 2024 a Firenze nel quartiere dell’Isolotto si svolgerà l’edizione locale e tematica di Eirenefest, festival del libro per la pace e la nonviolenza.

Il quartiere dell’Isolotto, nel suo settantesimo anniversario, luogo storico di attività sociali pacifiche, nonviolente, originalmente progettato nel dopoguerra dal Sindaco La Pira con una visione sociale dell’edilizia popolare attenta alla bellezza e alla vivibilità, ospiterà questa prima edizione dedicata a un tema cruciale del mondo odierno: le future generazioni e la loro educazione.

Il festival di svolgerà alla BiblioteCanova, al Punto lettura Luciano Gori, alle Baracche Verdi, a Villa Vogel e nelle librerie del quartiere Farollo e Falpalà e Leggermente con un programma intenso di 50 eventi per grandi e piccini.

Olivier Turquet - Pressenza



 








Il programma è online sul sito http://www.eirenefest.it consultabile sia nella versione analitica che in quella sintetica. Per interviste o info scrivere a firenze@eirenefest.it


martedì 27 agosto 2024

Ecologia profonda e bioregionalismo contro omologazione sociale e cancellazione della biodiversità...

 


Il celebre scrittore e filosofo Ivan Illich , affermava che la crisi non va solamente intesa nel suo significato comune , ma può anche indicare: "l'attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all'improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa".
Difatti lo stesso termine "crisi ", nella sua origine greca significa "decisione".
Inoltre Illich disse: "Ed è questa la crisi, nel senso appunto di scelta, di fronte alla quale si trova oggi il mondo intero".
Queste parole, scritte dal filosofo austriaco nel 1978, sono più che mai attuali.
Difatti il mondo intero è oggi come non mai in crisi: crisi economica, politica, sociale, culturale, etica, ambientale e spirituale.
Il modello di sviluppo economico moderno, le vecchie narrazioni ideologiche e post-ideologiche, la pretesa di uniformare e rimodellare esseri umani e ambiente tramite la distruzione delle diversità e delle biodiversità, l'illusione di un mondo basato solamente sulle "certezze" garantite dalla scienza e dalla tecnica, tutto ciò è fallito .
Quello che serve ora è la creazione di un nuovo paradigma.
Un nuovo paradigma che metta al centro prima di tutto l'individuo e le sue potenzialità, la sua aspirazione a una vita felice, sicura e libera, senza la pretesa di volerlo omologato a un modello sociale, politico o ideologico prestabilito .
Tutto il Novecento è stato dominato dalla pretesa di uniformare gli esseri umani, di distruggerne le diversità e farne dei cloni, degli "automi" indispensabili per lo stato (come nel caso dei totalitarismi fascisti e comunisti) o per il mercato (come è il caso della società di consumo).
Sempre di più , gli individui sono stati costretti a delegare le proprie responsabilità e in fin dei conti libertà, a strutture impersonali di potere, come inizialmente gli stati/nazione, in seguito sempre più spesso le grandi imprese multinazionali, le organizzazioni sovranazionali (ONU, WTO, FMI, ecc.), le banche e tutti quei gruppi di potere che guidano l'attuale globalizzazione, che non è altro che la logica conseguenza del processo totalizzante di spersonalizzazione e omologazione degli individui, e per giunta della stessa umanità.
Questo modello è andato definitivamente in crisi, anche se persistano ancora molte resistenze al cambiamento , che seguono schemi ormai obsoleti , perlopiù incentrati su visioni ideologiche otto/novecentesche (il grande sogno capitalista o socialista, quello globalista, ecc.).
Organizzazioni impersonali gigantesche come l'ONU, l'Fmi, la Banca Mondiale, la NATO e la stessa Unione Europea hanno ben poca ragione di esistere, in quanto lontani dai veri bisogni degli individui e fondate sul mantenimento di enormi privilegi per i propri funzionari, oltre che su un'enorme corruzione.
Anche il sogno globalista è fallito ormai, così come quello nazionalista suo predecessore.
Entrambi i sostenitori di queste ideologie volevano un mondo basato sulla centralizzazione, mondiale per gli uni e nazionale per gli altri, e l'omologazione dell'individuo a ciò.
Con questa crisi si è arrivati a un definitivo bivio: o continuare a seguire ciecamente questo sistema o aspirare a superarlo, cambiando le carte in tavola.
Ci sono tante teorie che prospettano la rottura con l'attuale e disfunzionale paradigma e sostengono un decisivo cambiamento.
Ad esempio secondo l'economista e filosofo Serge Latouche, bisogna abbandonare gradualmente il modello di sviluppo economico attuale basato sull'illusione della crescita economica illimitata, mettendo in discussione la stessa odierna globalizzazione che si basa su di esso.
L'obbiettivo è quello di costruire una democrazia reale e diretta , fondata per quanto possibile sull'autogestione e l'autodeterminazione di individui e comunità, che per funzionare non ha bisogno di "moloch burocratici" nazionali e tanto meno globali, e che per questo sia più vicina a bisogni e interessi degli individui.
Inoltre imprescindibile per il cambiamento che porterà a un nuovo paradigma, sarà la rottura con l'egemonia della tecnica e dell'economia su ogni aspetto della vita, con la riscoperta e la valorizzazione di valori ecologici, umanistici, artistici, spirituali....
Salvatore Santoru



lunedì 26 agosto 2024

USA. Il rischio autarchico...

 


Per la prima volta nella storia della sua politica egemonica, gli Usa stanno vivendo il rischio di autarchia.

Quattro passi

Sospinti dal volano "spirituale" detto destino manifesto, a mezzo del quale si sentivano detentori della verità e, contemporaneamente, obbligati a diffonderla, gli Usa, in nome del loro dio, dapprima si sono presi la terra occupata dai nativi, una razzia di stampo unnico in terra occidentale. Successivamente, hanno distribuito ai contendenti del mondo, per informarli sulle carte che avevano in mano e sulle regole del gioco in corso, il biglietto da visita delle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Paesi canaglia ed esportazione della democrazia in pectore. Anche se il massiccio impiego del napalm in Vietnam ne era stato un tragico-degno prodromo, nello shock incredulo del resto del pianeta per le due bombe vigliacche, forse nessuno ha potuto intendere che la dimensione etica della lealtà, presente nelle guerre combattute sul campo, era stata annientata insieme ai 214.000 civili sciolti nelle due esplosioni per mano dei buoni. Ma i preposti a riflettere, chiusi nelle loro cabine di studio, protetti dalle malevole critiche successive ai funghi atomici, erano già avanti, con quanto anticipo, sarebbe bello saperlo. Appena si verificarono le condizioni i benedetti da dio, nel 1947 posero sul tavolo mondiale la carta dell’European Recovery Program, più noto come Piano Marshall. Vale a dire vagonate di aiuti per la ricostruzione post-bellica. I buoni così fanno per obnubilare la carta giocata in Giappone e, soprattutto, per creare le condizioni necessarie al fine di piazzare in Europa, a ovest della Cortina di ferro, le loro basi militari camuffate da Nato. Erano avanti a tutti. Gli accordi di Bretton Woods, del 1944, ponevano il dollaro statunitense al centro della rete dei mercati internazionali. Per poi slegare la valuta verde dall’oro con lo Smithsonian agreement del 1971, anch’essa un’azione per proseguire ad essere l’ammiraglia della flotta dei paesi atlantici.

Se lo scopo era l’egemonia mondiale, andava da sé che era necessario predisporre quanto avrebbe impedito o contrastato un eventuale ed esiziale espansionismo russo-sovietico. Con la resa del Giappone e le successive guerre nel sud-est asiatico, proseguiva la strategia di deterrenza del mondo non in loro possesso. La guerra fredda era un treno silenzioso per tutti ma chi vi viaggiava sapeva della sua alta velocità. Non si poteva tralasciare nulla. L’approvvigionamento di fonti di energia era fondamentale: cinque delle sette sorelle, le multinazionali che detenevano il dominio del mercato del petrolio, erano, sono statunitensi; la diffusione edulcorata del modello, del benessere e della forza americana, confluivano nella produzione e distribuzione hollywoodiana per passare, come un’endovena di piacere, nelle sinapsi delle platee, oltre che subliminali iniettori dia violenza, quale caposaldo di un’intera cultura. Tu vuò fà l’americano, il brano di Renato Carosone del 1956, ebbe grande successo perché scorrazzava entro un flusso emozionale già presente in tutti. Il boom economico del nostro dopoguerra godette anche dell’energia portata dalle note e dal testo della canzonetta.

Non si guardava in faccia a niente, quello che serviva allo scopo di stare in sella al mondo i cow boy lo facevano e basta. Il rischio di finire male, non gli permetteva di dormire sonni tranquilli. Svegli, con gli occhi sbarrati, qualunque invenzione poteva tornare utile. Se la corsa agli armamenti alimentava l’economia americana e demoliva quella sovietica, non da meno doveva essere quella allo spazio. Barare faceva, secondo i rinchiusi nella cabina, parte del gioco. L’allunaggio statunitense, già messo in discussione da tempo a causa di diversi particolari che ne potrebbero rivelare la pantomima, è ora tornato in auge per i continui rimandi della Nasa al nuovo sbarco lunare. Soprattutto all’argomento che viene addotto: la tecnologia disponibile non fornisce le garanzie necessarie ai rischi annessi. Se quella degli anni Sessanta del secolo scorso lo è stata, come si spiega che quella attuale non lo sia? Intanto pare abbiano conficcato nel suolo lunare la loro bandiera e lasciato un messaggio di pace rivolto all’universo. Se di sceneggiata si può temere, gli sceneggiatori, i buoni, non hanno tralasciato nulla, o quasi.

La caduta dell’Urss pareva corrispondere al successo pieno, quindi alla veridicità del destino manifesto. Insieme all’Unione Sovietica, si sfalda il Patto di Varsavia. La Nato non ha che da raccogliere le preghiere di paesi mendicanti, precedentemente a est della cortina di ferro. L’accerchiamento dei paesi fuori controllo prosegue, e l’egemonia veleggia nell’aria rarefatta delle vette più alte.

Non c’era altro da fare! Ma non era questo il pensiero dei progettatori della storia. La fomentazione delle rivoluzioni colorate e lo sfruttamento delle primavere arabe, facevano gioco strategico, tanto per l’accerchiamento fisico e politico, quanto per l’aspetto dell’approvvigionamento energetico. In ogni caso, da fare ce n’era. Meglio sbarazzarsi del tutto o sottomettere gli antichi nemici. Così quando la Russia, dopo essere riuscita a rimettere insieme i cocci e a risalire la scala di valori che ha di se stessa, è divenuta agli occhi americani, nuovamente preoccupante, la predisposta brace ucraina si è incendiata allo scopo di balcanizzare la Russia, per ritornare a credere nelle fine della storia.2. Da rammentare che il rispetto della dottrina Monroe, che prevede di tenere alla larga il nemico dai confini statunitensi e che i conflitti centro e sudamericano non possano vedere la presenza di forze militari extracontinentali, non è mai dimenticato, e fa sempre da sfondo alle opere di pace in giro per il mondo. A balcanizzare, c’erano riusciti in Jugoslavia e poi strappando il Kosovo alla Serbia, perché non applicare il medesimo criterio ai nemici rossi? Ammansire la Russia e con essa i paesi dell’Asia centrale – Turkmenistan a parte, piuttosto restio ad allineamenti e votato alla neutralità e a una indipendenza politica profonda – era la miglior mossa per arrivare ai confini cinesi, con ancora il vessillo del destino manifesto in mano.

La Cina, ultima arrivata nel grande gioco capitalistico, con un codazzo di altri paesi asiatici, tra cui Pakistan e India, nel silenzio mondiale, quello che avvolge le orecchie della maggioranza, aveva in pochi decenni risalito la scala della vita. Dalla miseria analfabetica era divenuta un colosso economico in grado di infastidire la corsa all’egemonia degli americani. E anche più. Il costo del capitalismo orientale, assai inferiore a quello occidentale, ha sparigliato le carte. Ci volevano altre idee. In realtà le avevano già trovate. Quelli sono avanti, mica indietro, come spesso si sente affermare. Alimentazione dell’immigrazione, cancellazione delle culture, alimentazione dell’Unione europea che non ha alcun tessuto connettivo che unisca i paesi che ne fanno parte, fluidità di genere, abbattimento delle identità nazionali e biologiche, cultura woke, ambientalismo, globalismo, economia verde, economia circolare, impatto zero, inclusività, passaporto vaccinale o dispotismo sanitario, mercificazione di uteri, uomini e scienza, ordoliberismo, precarietà, controllo digitale, vita a punti, non sono problemi in sé per i quali azzannarsi, non hanno niente a che vedere con i diritti delle minoranze e con la democrazia (o il posticcio che ne resta), come invece viene raccontato. Il tutto, disinteressandosi in modo incommentabile al nichilismo galoppante e il suo strascico di stragi, di autolesionismo e lesionismo. Anche il Great Reset, portato avanti anche a colpi di telegiornali quotidiani, di magli olimpionici, e festival canori, non è che fumo negli occhi per attirare verso le frenetiche onde dell’attualità al fine di nascondere da quelle lunghe e rivelatrici della rivoluzione capitalistica in corso. Non sono infatti che le nuove carte sul tavolo, giocate dagli americani e dai collusi europei, il cui scopo non è certo quello di libertà dichiarato, con tanto di guerre per la pace – quelle sì ossigeno puro all’economia americana – ma quello di abbassare i costi del capitalismo, altrimenti geo-perdente e quelli di autosostentamento del sistema in via di bancarotta (1) e di un apparato militare in difficoltà (2) che alimenta in tutti i modi la sua bombola ad ossigeno (3, 4). Allora sì che il destino diverrebbe autarchico.

Lorenzo Merlo


Note

  1. https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/28704-giuseppe-masala-dove-porta-la-grand-strategy-di-washington-per-evitare-la-bancarotta.html

  2. https://www.ariannaeditrice.it/articoli/gli-stati-uniti-tra-debolezza-e-ambiguita

  3. https://comedonchisciotte.org/cosa-diavolo-sta-succedendo-a-trieste/

  4. https://www.ariannaeditrice.it/articoli/andare-a-funghi-nel-mondo-multipolare





domenica 25 agosto 2024

Acquasanta (A.P.) dal 4 all'8 settembre 2024 - Prospettive critiche per l'Appennino Centrale

 


Segnaliamo la ottava edizione della Scuola di Fornara. Prospettive critiche per l'Appennino Centrale, che si tiene come ogni anno a Acquasanta, sopra Ascoli Piceno, organizzata dal collettivo Emidio di Treviri. Si tiene tra il 4 e l'8 settembre 2024 e il tema è "Lavoro bestiale e mondi rurali".

La scuola più longeva d'Appennino sui temi dell'ecologia, dei territori fragili e dell'attivazione territoriale giunge nel 2024 alla sua ottava edizione consecutiva. La Scuola di Fornara è un momento di confronto e autoformazione centrata sulla critica radicale e l'ambientalismo scientifico. Organizzata sui Monti della Laga (AP) dal gruppo di ricerc-azione Emidio di Treviri, con workshop, masterclass, passeggiate, approfondimenti artistici e socialità, quest'anno è dedicata al tema del lavoro umano e non-umano delle (e nelle) aree rurali marginali e fragili italiane.

"Nelle terre alte, nelle aree collinari e di montagna, dove le macchine agricole della rivoluzione fossile faticano ad adattarsi alle asperità del territorio, gli animali hanno conservato più a lungo una funzione di co-costruttori di paesaggi produttivi biodiversi. Tuttavia, a causa dello spopolamento e della crisi delle attività produttive - agricole e zootecniche - d'altura, boschi e pascoli subiscono sempre più spesso l'abbandono. Tra ritorno del selvatico e proliferazioni incontrollate, la montagna è il luogo in cui più acutamente emerge l'esigenza di una riflessione sugli intrecci tra lavoro umano e animale e sulla necessità di elaborare un'etica ecologicamente informata delle relazioni interspecie, a partire dalla realtà dei territori e da un approccio ecologico-materialista e non solo etico-estetico del riabitare"

venerdì 23 agosto 2024

Dove c'è amore c'è speranza...

 


Sarà vero che il mondo sta impazzendo? Sarà vero che questa crisi esistenziale, morale e spirituale sta cancellando l’umanità? A giudicare dalle notizie super catastrofiste che io e la mia compagna leggiamo, al  baretto di Treia, sembrerebbe di sì. Il cappuccino è caldo, il caffè ben fatto, le paste gustose e fresche... ma le notizie… pessime!  E questo ci lascia un po’ l’amaro in bocca. Ma il risvolto positivo c’è stato,  Caterina dopo aver visto come va il mondo ha esclamato “Almeno noi vogliamoci bene…”. Così, questa è la verità…

A volte la consapevolezza delle difficoltà di vita può trascinare qualcuno verso la disperazione oppure incentivare qualcun altro a resistere ed a continuare a credere nell’esistenza. Le due famose tendenze psichiche, quella recessiva e quella evolutiva sono sempre all’opera e presenti nella psiche collettiva… non dimentichiamo mai che l’evoluzione si manifesta attraverso le difficoltà.

“Per aspera ad astra!” dicevano i nostri padri latini. Ma sarebbe opportuno che gli addetti all’informazione non si crogiolino nel riferire il male… che si tengano modesti per non incentivare il cattivo istinto di chi è debole di mente. Infatti lo squilibrato, colui che è inferiore moralmente, spesso manifesta le sue tendenze negative perché suggestionato dai media.

E ciò produce un circolo vizioso, la sua “malattia” indebolisce la coscienza collettiva ed incrementa l’immondizia subconscia, formata dal quel grumo di passioni, risentimenti cattiverie e pulsioni represse che sono la sentina psichica di ciascuno.
 
Apposta oggi i cosiddetti “raptus” sono sempre più frequenti, in quanto l’autocontrollo diventa più fragile con la crisi morale della società… e con la foga scandalistica nell’informazione.

Paolo D’Arpini e Caterina Regazzi



Forse la rilettura di un vecchio articolo sui diversi yuga potrà giovare alla comprensione:

La "Grande Madre" ritorna...

 



"...Il potere della “Grande-Madre” ha in sé la forza del sapere sciamanico salvifico e divinatorio, espresso anche dalle “Sibille” e da tutte le ancelle-rappresentanti della Dea. Questo potere suscitava reazioni distruttive  nelle Gerarchie del monoteismo mosaico, paternalista e maschilista, che, proprio per paura di perdere i  privilegi acquisiti, diventano estremamente pericolose e una continua minaccia per la stabilità sociale e politica.

Il “popolo di Dio” non è chiamato alla assoluta osservanza della legge (legge mosaica) che, prima di tutto, mira a diffondere il proprio potere teologico-politico, attraverso l’imposizione di una “etica del potere” che è assolutamente perniciosa per la libertà, per la verità, per la giustizia, per il rispetto dei diritti del singolo, la creatività e la spinta vitale per la crescita e per il divenire civile.

Non sono necessarie né una gerarchia, né la struttura di una rigida forma legislativa, che creano solo un feroce senso del peccato (… creato per sottomettere), proprio perché il potere di Dio è un potere salvifico, fondato sul perdono e non sulla creazione di un capo espiatorio.

Ogni persona, ogni soggetto, è chiamato a percepire l’Amore di Dio e non un suo feroce senso di condanna e di sete di riparazione della colpa: è Dio, con il suo amore incondizionato verso il suo popolo, a cancellare sempre e con magnanimità ogni colpa ed ogni riparazione.

Dio non ha bisogno di “servi” dominati dall’obbedienza e dalla paura del castigo, ma di “figli”che cercano l’amore e la grazia del Padre. Dio non chiede offerte, riti, sacrifici, preghiere perché nel suo “rapporto d’amore” è pura comprensione, pura generosità, pura tenerezza, pura …..

Dio è un “amore generoso” che dice “… andate e moltiplicatevi in amore ed in creatività, in sapere ed in partecipazione sussidiaria e generosa: è peccato solamente danneggiare un’altra persona, fare del male ad un bambino o ad una donna che sono “… la vera semente dell’amore di Dio”.

La “vera conversione” (cambiamento di prospettiva) riguarda la “capacità di giudizio”, inteso come pienezza di vita, piena realizzazione di sé nell’integrazione con l’Altro.

Il perdono di Dio si misura concretamente con la scelta di perdono fatta da ognuno in favore del vicino, del aprente, del viandante … di ogni altro reso sacro dal perdono stesso ricevuto da Dio.

Il peccato del mondo non è peccato verso Dio (che sempre perdona), ma è rifiuto della pienezza della vita che si misura solo nel rispetto dell’altro, del riconoscere il valore dell’altro e, soprattutto, della singolarità creativa e salvifica dello spirito del femminino sacro.

Nel popolo di Dio non c’è posto per le potenti istituzioni religiose e per gerarchie oppressive e dogmatiche, proprio perché ognuno può rivolgersi direttamente a Dio che, con il suo amore, è sempre disposto ad ascoltare e ad aiutare i suoi figli, indipendentemente dai loro errori e dalle loro colpe.

Dio non ama i figli e le persone per i loro meriti (che sono meriti del potere terreno e materiale), ma per la loro disposizione di amore, per la loro ricerca incessante di collaborazione, di sussidiarietà e di accettazione.

Dio non giudica, non crea leggi, non cerca sottomissioni o colpevolezze: dio è “servizio”, comprensione e generosità.

Inaccettabili, per Dio, sono solo i comportamenti distruttivi che mirano a sottomettere e a creare dolore e sofferenza.

Dio è orientato verso il bene e la felicità degli uomini, verso la loro esistenza serena nell’amore della famiglia, del rapporto d’amore tra genitori e figli e non tiene conto dei peccati, che, per lui, sono sempre cancellati.

Inciampare e cadere non sono mai motivi per creare peccato e castigo, ma esperienze che portano a continue rinascite nell’amore di Dio.

Se la vita è orientata verso il bene degli altri, Dio gioisce per aver creato giustizia, benessere, felicità, crescita e una moltiplicazione del suo stesso amore: il perdono di Dio precede sempre la richiesta di perdono da parte dei suoi figli.

In questo si comprende come Dio sia luce che si espande. “Io sono la luce del mondo” – luce che è saggezza, consapevolezza, benedizione, sincero amore verso l’altro che è “… segno dell’accoglimento del suo Amore”.

La legge di Dio non ha bisogno di essere scritta, non è un codice di dottrine e precetti, bensì il dono interiore. La legge scritta è una legge umana che perciò è destinata a perire. La legge divina è impressa nel cuore dell’uomo, nel suo spirito e, proprio per questo, è eterna e rende eterno l’uomo “… racchiuso nello scrigno dell’amore.

Dio non ha bisogno di suoi rappresentanti in terra con il compito di tradurre le sue volontà, perché queste Dio le trascrive nel cuore di ognuno dei suoi figli, nella “… verità della procreazione e dell'educazione dei figli nella verità”.

(Romeo)

mercoledì 21 agosto 2024

La Cina tentenna sui PFAS...



L’urgenza della condizione eco sanitaria della popolazione di Alessandria imporrebbe l’immediata chiusura delle produzioni Pfas della Solvay di Spinetta Marengo, provvedimento a cui  la multinazionale  si è preparata da tempo allocandosi in Cina ma che ora ritiene procrastinabile stante la complice paralisi della politica italiana ed europea, e  perché anche in Cina non l’accolgono più a braccia aperte. 

Infatti, oggi la nazione è diventata il maggiore produttore di fluorocarburi, perciò nello scorso decennio la loro emissione di gas in Cina è salita vertiginosamente, e così l’impatto sull’effetto serra, che è infinitamente superiore a quello della CO2. Due studi, condotti su rilevazioni atmosferiche all’interno del territorio cinese e firmati dal ricercatore Minde An del “Center for Global Change Science del MIT”, pubblicato dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, rivelano che nello scorso decennio le emissioni sono cresciute di oltre il 70%, rappresentando la maggior parte delle emissioni globali di questi gas serra. In particolare: i PFC-14, PFC-116  per le produzioni di alluminio e di semiconduttori e display in aree scarsamente popolate, e il PFC-318 generato come sottoprodotto della lavorazione per la produzione di politetrafluoroetilene o PTFE, ovvero PFAS, in corrispondenza di grossi poli industriali (tra cui Solvay) dedicati alla produzione di rivestimenti anti-aderenti per pentole da cucina. 

Di pari passo, i livelli di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono aumentati progressivamente nelle falde acquifere. Come ha confermato anche la ricerca sostenuta dalla National Natural Science Foundation of China e dalla “Natural Science Foundation of Liaoning Province of China”, sul “Bioaccumulo di sostanze perfluoalchiliche in ortaggi di serra con irrigazione a lungo termine con acque sotterranee vicino a impianti fluorochimici a Fuxin”.

Secondo lo studio, pubblicato su Scienze ambientali Europa, di un team di ricercatori della Tsinghua University di  Pechino, le concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile sono 122,4 ng/l a Changshu, per il polo chimico di Solvay. Gli autori della ricerca  hanno associato l’esposizione ai Pfas  agli  esiti avversi per la salute, inclusa una maggiore incidenza di cancro ai testicoli e ai reni, ridotta fertilità e fecondità, soppressione immunitaria e disturbi della tiroide.

Dunque, l’inquinamento atmosferico, ha raggiunto livelli pericolosi in almeno 83 città e sta contribuendo all’impennata dei tassi di cancro ai polmoni. E la crisi idrica della nazione è altrettanto terribile. 

Secondo un rapporto governativo pubblicato all’inizio di quest’anno, oltre l’80% delle riserve idriche sotterranee della Cina non sono adatte al consumo umano e quasi due terzi non sono adatte a qualsiasi contatto umano. Circa 300 milioni di persone – quasi l’equivalente dell’intera popolazione degli Stati Uniti – non hanno accesso all’acqua potabile e circa 190 milioni si sono ammalati a causa dell’acqua potabile contaminata.

Rete Ambientalista 





martedì 20 agosto 2024

Venezia e Mestre. Presidi per una città a misura umana...



Continuano  i Presìdi davanti al Municipio di Mestre (ma non tutti i sabati, per partecipare ad altre iniziative utili) e cercare di caratterizzare ogni presidio soprattutto su un tema importante e cioè:

sabato 24.8 - Sanità: Salvatore Lihard presenta i temi della manifestazione che si tiene il 28.8 al Lido (inoltre intervengono, tra gli altri, attivisti di Extinction Rebellion e il Gruppo che contesta il mega progetto di fotovoltaico sui terreni del Bosco di Mestre a Ca' Solaro)

sabato 31.8 - Cultura: si invitano vari/e esponenti del teatro, cinema, pittura, poesia, ecc.di Venezia-Mestre 

sabato 7 settembre - NON si fa il presidio, ma si  partecipa al corteo indetto dal Gruppo di Ca'Solaro

sabato 14.9 -  Verde in città si invitano tutti comitati e associazioni attivi/e su questo tema nel Comune di Ve        (AmicoAbero, Amici Parco S.Giuliano, Bissuola, Tessera, Piraghetto ecc.) e nei dintorni  (Scorzè, San Donà, ecc.)

sabato 21.9  - Mobilità pedonale, ciclabile, trasporto pubblico e privato (Amici dell bicicletta, urbanisti ecc.)

sabato 28.9  - NON si fa presidio, ma si partecipa al dibattito a CittAperta (via Col Moschin 20) della Fiera di Gaia sul futuro del Comune di Venezia.

Inoltre, ricevo da Chico Brunello e vi giro il link al servizio mandato in onda da 7 Gold-Tele Padova sul presidio di sabato 10 agosto 2024 (che si aggiunge a quelli di Rai3, Rete Veneta,Antenna3 e tele Chiara) cliccate il link per arrivare al servizio:   https://youtu.be/YYunqGuJxZw?si=-kpyQedQn2N9KJBg

MIchele Boato - Rete Movimento Ecologista