domenica 15 gennaio 2012

Treia, 17 gennaio 2012 - Sant'Antonio Abate - Escursione alla ricerca degli animali perduti....

Treia (in lontananza) vista da Paterno


Un giorno come un altro...

Ancora si odono, per fortuna, sotto le rupi di Treia, i qua qua delle papere, il chicchirichì di un gallo ed i mugolii di un porco.. qualche fattoria resiste all'assedio... Qualche animale ancora convive con l'uomo in modo abbastanza naturale, non stabulato in gabbie e box, non costretto alla catena od alle sbarre. Questa la mia esperienza durante le precedenti passeggiate compiute in onore di Sant'Antonio abate in quel di Treia (Macerata). Ed anche quest'anno compirò il rito  andando in perlustrazione sulle scarpate e lasciando qui e lì qualche granaglia e qualche tozzo di pan secco per gli animali selvatici... Essi ne avranno sicuramente più bisogno di quelli  da fattoria...

L'escursione comincia al calar del sole, un'ora buona in cui diversi animali ed uccelli escono allo scoperto. Se qualcuno volesse accompagnarmi potrà telefonarmi allo 0733/216293. Partenza alle h. 18 dalla sede del Circolo Vegetariano VV.TT. Via Sacchette 15/a Treia. La passeggita termina con una visita alla statua del santo esposta nella Cattedrale di Treia.


Breve storia della tradizione di Sant'Antonio Abate.
Il santo Abate Antonio  è stato preso come esempio cristiano di protezione degli animali. La festa ricorre il 17 gennaio di ogni anno e segna l’inizio del Carnevale. Spesso nei santini si vede il monaco che ha un maiale al fianco che non è però un suo amico per la vita ma solo un simbolo per ricordare la cura da lui scoperta per il “fuoco di Sant’Antonio” una malattia della cute che veniva appunta guarita usando un intruglio di grasso di maiale. Oggigiorno si è sparsa la moda in vari centri di far benedire gli animali sul sagrato della chiesa, proprio il giorno di Sant'Antonio. Massimamente si tratta però di cani, mentre  pecore e maiali compaiono  allo spiedo sopra i focheroni accesi la notte nelle piazze, ove la gente si raduna a gozzovigliare. Qui a Treia per fortuna non sussiste quest'usanza.

Paolo D'Arpini


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Intervento:
Caro Paolo, nelle nostre zone e anche qui a Treia "oggigiorno" non si è sparsa alcune moda simile a quelle che tu racconti, anzi, oggigiorno si sono "disperse" antiche tradizioni legate alla cultura contadina che, come tu ricordi, aveva in Sant' Antonio Abate il protettore degli animali. Nelle stalle non mancava mai un suo bel santino. Era festa di precetto. Ad una certa ora del pomeriggio c'era una messa ufficiale, prima o dopo della quale si benedivano tutti gli animali, senza distinzione, dalle galline, ai conigli, ai cani e, soprattutto, i bovini e gli ovini. Per l'occasioni tutti gli animali che si portavano a benedire venivano puliti e infiocchettati. Poi nessuno li mangiava. Noi ragazzi di campagna facevamo a gare per portare l'animaletto più bello e meglio "addobbato". C'era una gara a premi e il parroco premiava con dei dolci l'animaletto migliore e "l'animalone" più bello con un quadro del santo da appendere nella stalla. Memorabili gli addobbi dei buoi o delle vacche e dei carri che trainavano. La "moda" non è di oggi, è una dimensione importante della nostra cultura e della nostra identità. Un caro saluto.
Alberto Meriggi


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Mia rispostina: Caro Alberto... ti ringrazio per la "memoria"... Quando parlavo di "usanza" mi riferivo semplicemnete agli arrosti in piazza.. mentre trovo che queste tradizioni da te descritte siano encomiabili e andrebbero persino riesumate... come segno di rapporto sacrale fra uomo natura animali... Ciao e grazie per l'intervento



Lieh-tze, tradotto dal prof. Giuseppe Tucci: “L’aspetto umano non implica intelligenza umana e viceversa l’intelligenza umana non implica che si debba necessariamente avere un corpo umano”.

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