venerdì 22 marzo 2019

Ecologia acustica - Prevenire il malessere da rumori molesti

Risultati immagini per Ecologia acustica
Secondo un sondaggio dalla Commissione europea sulla percezione della qualità della vita da parte dei cittadini europei (Eurobarometro 2015) risulta che in 17 città più della metà degli intervistati è insoddisfatta per i livelli di rumore; tra queste realtà figurano anche tre città italiane (Palermo, Napoli e Roma).
L'esposizione al rumore e quindi i disturbi ad essa collegati risulta inoltre collegata a redditi familiari più bassi: secondo un recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente, le città con popolazioni più povere avrebbero infatti livelli di rumore più elevati.
Come si può dunque intervenire per rendere le città luoghi meno rumorosi e quindi più “tranquilli”?
In primo luogo i comuni devono effettuare una classificazione acustica del proprio territorio, assegnando cioè dei limiti al rumore per classi di destinazione d’uso. In questo modo le amministrazioni possono pianificare lo sviluppo della propria città e gli strumenti urbanistici devono adeguarsi a tale classificazione. Tramite Geoscopio è possibile sapere quali sono i limiti acustici stabiliti in Toscana tramite tutti i piani di classificazione comunali.
In secondo luogo è necessario garantire sul territorio un adeguato controllo di tutte le sorgenti rumorose: attività di servizio e/o commerciali, attività produttive, attività temporanee (cantieri, concerti, ecc..), infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali. Nel 2017, il 32,1% delle sorgenti di rumore (attività/infrastrutture), controllate da parte delle Agenzie ambientali, ha presentato almeno un superamento dei limiti normativi anche se si registra una diminuzione dei superamenti rispetto agli anni passati. A livello nazionale, per ogni 100.000 abitanti sono state controllate 5,1 sorgenti e in 1,6 sorgenti controllate sono stati riscontrati superamenti dei limiti normativi.
sorgenti di rumore controllate
Le regioni in cui l'incidenza di sorgenti controllate è di molto superiore (più del doppio) del dato nazionale sono: il Lazio con 19,6 sorgenti controllate su 100.000 ab., seguito dall’Emilia Romagna con 9,2 e dalla Valle d'Aosta con 8,7.
Nella nostra regione ARPAT, in materia di inquinamento acustico, è impegnata su due fronti:
  • fornisce supporto tecnico agli Enti Locali e alla Regione per le autorizzazioni ambientali (AIAAUA,), per i pareri a VIA, VAS, deroghe ai limiti, ecc. e per i pareri su piani e programmi (Piani di risanamento acustico, Piani di classificazione acustica ecc);
  • effettua controlli sulle autorizzazioni ambientali, sulle infrastrutture di trasporto, sugli impianti e attività produttive, commerciali e artigianali.
L’Agenzia non effettua dunque controlli e non esprime pareri sulle sorgenti non soggette ad autorizzazione, sul rispetto degli orari o altre prescrizioni non legate al rispetto di limiti acustici, sulle sorgenti non professionali, non produttive (rumore del vicinato), sugli schiamazzi e disturbo alla quiete pubblica determinati da comportamenti umani, sulle attività eccedenti numericamente a quanto stabilito nella Carta dei servizi (LR 39/2009), a meno di convenzione onerosa, ed infine in materia di acustica edilizia e verifica dei requisiti acustici passivi e di ogni altro controllo in capo alle ASL, a meno di una specifica richiesta da parte delle stesse.
Nel 2018 ARPAT ha eseguito le seguenti attività di controllo sul rumore in Toscana.
attività di controllo ARPAT
Per quanto riguarda le attività di supporto agli Enti in materia di rumore per autorizzazioni, questi sono i pareri e le verifiche effettuate.
attività di supporto tecnico di ARPAT
A fronte di una forte e sempre più crescente domanda di controllo ambientale da parte dei cittadini (ricordiamo che l’inquinamento acustico risulta tra i temi ambientali più "gettonati" tra le richieste dei cittadini all’ufficio relazioni con il pubblico di ARPAT) che chiedono quindi un miglioramento di qualità della vita, è necessario mettere in campo una serie di azioni che coinvolgono più enti e che passano da:
  • un’attenta pianificazione territoriale,
  • un ruolo attivo dei Comuni per la soluzione dei conflitti,
  • un supporto qualificato agli stessi da parte delle Agenzie ambientali,
  • un’azione di controllo efficace (credibile nella qualità e nella quantità),
  • una formazione di operatori pubblici e privati,
  • una consapevolezza da parte dei cittadini dei loro diritti e da parte delle aziende e dei gestori delle loro responsabilità.
Cosa c’è quindi da fare, nel concreto, per rendere le nostre città luoghi “tranquilli” in cui vivere?
In primo luogo occorre raccordare la classificazione acustica e le scelte urbanistiche, intervenire sulla mobilità, in quanto una delle sorgenti principali di rumore ed investire sul risanamento acustico. Basta ricordare che secondo i dati della Commissione Europea per ogni euro investito in risanamento acustico se ne risparmiano 29, riducendo malattie ed effetti negativi sulla qualità della vita, inclusi ritardo nell’apprendimento, inefficienza nel lavoro ecc.
Per quanto riguarda le attività di controllo, si rende necessario potenziare l’azione in primo luogo di ARPAT che negli ultimi 13 anni ha visto ridurre il proprio personale del 20%, perdendo ben 160 operatori. Senza attività di controllo non c’è concorrenza corretta, né attività di consulenza da parte dei professionisti, né ovviamente si può garantire una adeguata qualità della vita per i cittadini.
Sul fronte della professionalità di chi si occupa della materia, occorre migliorare la formazione degli addetti e rafforzare l’insegnamento dell’acustica nelle Università.
Infine, di fronte ad una domanda di riduzione del rumore tanto forte, occorre investire in ricerca ed innovazione al fine di trovare soluzioni idonee che ottimizzino i costi e massimizzino l’efficacia, tenendo presente la sostenibilità ambientale delle soluzioni prodotte.
Risultati immagini per Ecologia acustica
Fonte: Arpat

Nessun commento:

Posta un commento