domenica 1 aprile 2012

La Venere di Savignano, quattro donne a teatro ed ascesa e caduta di Miaogonny, città ideale....

Venere con puttini
 
 
Caro Paolo, vorrei raccontarti  qualcosa sulla serata di  Sabato 31 marzo.   Io, assieme a Margherita, Marisa e Rina siamo andate a vedere uno spettacolo teatrale al Teatro la Venere di Savignano, organizzato dal Coordinamento delle liste di cittadini Modena-Bologna. 
 
Di questo coordinamento fanno parte gruppi locali nati per contrastare ad esempio l'espansione delle cave - No cave di Savignano sul Panaro e di Piumazzo - e gruppi che più genericamente  trattano temi ecologisti come l'acqua pubblica e/o il consumo di territorio come il Comitato Bazzanese Ambiente e Salute.
 
Questi comitati spesso organizzano spettacoli ed altre manifestazioni per sensibilizzare tutti i cittadini e raccogliere fondi per le attività (l'ingresso era ad offerta libera).
 
Lo spettacolo, alquanto in sintonia con le finalità dei gruppi, si intitolava "Ascesa e caduta di Miaogonny" ed era messo in scena dal Teatro delle Ariette, un gruppo teatrale della provincia di Bologna, non professionale, che é intervenuto a titolo gratuito e che avevo già sentito nominare, non ricordo più da chi. Ho curiosato un po' sul loro sito e mi ha colpito questa "dichiarazione d'intenti" di Stefano Pasquini, direttore della compagnia: “Siamo autori, costruttori e produttori del nostro teatro, in tutti i sensi - raccontano - Il Teatro delle Ariette non è soltanto una compagnia teatrale, forse è anche qualcosa d’altro: un’esperienza, una pratica quotidiana alla ricerca del “luogo” dove arte, vita e lavoro convivono e coincidono.
Il nostro è un teatro di terra, fatto con le mani e vissuto nel corpo. La nostra ricerca teatrale è un cammino attraverso l’umano, un lavoro continuo e paziente per forzare e aprire quella porta che conduce dentro: nel teatro invisibile del cuore. Lì sta il nostro teatro”.
 
Libera interpretazione da “Ascesa e rovina della città di Mahagonny”, un'opera politico satirica di Kurt Weil su libretto di B. Brecht. Interpretazione molto libera  .. infatti, mentre nell'opera di Brecht si descrive una città tutto tranne che "ideale", basata solo sul denaro,  così Stefano ci ha presentato la loro Miaogonny - città ideale: "Siamo partiti confrontandoci con il testo di Brecht e siamo precipitati nell’attualità di questo difficile e incerto momento storico, fatto di crisi, dubbi e incertezze collettive e individuali. Ci siamo messi in gioco autobiograficamente e abbiamo immaginato una città ideale, la nostra, quella che ognuno di noi sogna, diversa da quella degli altri eppure uguale, dove ognuno si può realizzare secondo i propri desideri e non secondo l’obbligo sociale".
 
E così, inizia lo spettacolo con un'apertura musicale: una base su cui tutti gli attori cantano a squarciagola e mimano un pezzo conosciuto, ma che mi ha fatto scervellare per tutto lo spettacolo ed anche dopo, finché non l'ho trovato su youtube, un pezzo dei Doors, Alabama Song
che ho così scoperto essere una libera interpretazione di un brano dell'opera:
poi, come accennato nella presentazione, gli attori si alternano sul palco interpretando tanti personaggi in maniera iperrealistica: il prete, la prostituta, l'insegnante, la madre schizzata, la ragazza un po' alternativa, l'operaio, la cuoca, la barista, la sciantosa e tutti descrivono questa città in cui vivono, la città ideale, dove tutti sono felici, dove c'é amore, amicizia, solidarietà, dove non servono le banche e i tribunali, perché tutti hanno il necessario e nessuno ha bisogno di rubare, perché se qualcuno ha bisogno tutti gli altri sono pronti ad aiutarlo, dove tutti sono rispettosi, educati e "non sporcano in giro" (ognuno poi vede le cose a modo suo e c'é chi sottolinea l'assenza di sporcizia, chi la presenza di "rumore solo per il divertimento", chi la possibilità di farsi le canne senza problemi e chi di amare chi vuole senza preclusioni....).
 
Un posto importante ce l'hanno anche gli animali: per molti di loro hanno gli stessi diritti degli esseri umani .........finché un bel giorno arriva una crisi, e così viene ad essere stravolto questo equilibrio, c'é allora da fondare un'altra città ideale.
 
Questa storia mi ha ricordato molto la tua storia e la storia di Calcata di cui ho appena riletto il tuo racconto (http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/03/dal-treja-treia-e-mo-che-paolo-non-sta.html).
 
Da quel che mi hai raccontato tu, Calcata poteva essere una città ideale ma la naturalezza della struttura e organizzazione (o disorganizzazione) e la spontaneità che si respiravano un tempo e che io purtroppo non ho mai vissuto, poco alla volta sono state stravolte, e Calcata é diventata una città dai mille specchietti per le allodole, dove l'interesse personale, il consumismo e la falsità hanno preso piede.
 
Tu te ne sei andato per fortuna senza alcuna intenzione di rifondare città ideali altrove (e nemmeno a Treia, vero?).
 
La città ideale forse non esiste, o forse si, chissà dove. Ma se ognuno di noi fa la sua piccola, piccolissima parte, per quel che é possibile, partendo da se stesso, rispettando e aiutando gli altri per quel che é possibile, facendo attenzione alle conseguenze delle nostre proprie azioni possiamo ritrovare quell'equilibrio tra la nostra specie, quella umana e la natura. Questa io la chiamerei "Città ideale".
 
 Caterina Regazzi


Caterina con pigna

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