lunedì 30 aprile 2012

Ricordando Alfio Pannega: "La memoria dei papi passa quella dei viterbesi resta...."

Alfio Pannega (a sinistra) con l'amico Mauro Galeotti (a destra)

Nel settembre del 2009  venne papa Ratzinger a Viterbo. Dove c’era la comune di Valle Faul, con Alfio Pannega nella casetta del custode a far da giardiniere ed ortolano, il 6 settembre 2009 atterrò il papa-elicottero e lì si svolse la funzione solenne con Angelus et Benedizione urbi et orbi. Esclusi dalla cerimonia gli ex occupanti dell’ex Centro Sociale, spediti tempo addietro, dal Comune di Viterbo, in periferia. 

Nella Valle Faul,  molti anni fa c’era un gazometro, poi adibito a Centro Sociale. La piccola altura sulla quale insisteva è stata sventrata dalle ruspe, per far posto al pontefice sono stati cancellati tutti i reperti di archeologia industriale (ed anche la segnaletica stradale). Purtroppo a Viterbo non amano la loro storia ed
è bastato l’annuncio di una qualsiasi visita papale per voler distruggere un ambiente caratteristico ed il residuo di un’epoca.


Ma lasciamo da parte queste reminescenze amare, infatti  quel che vorrei ricordare è la figura di Alfio Pannega, un  simpatico vecchietto di Viterbo che conobbi diversi anni fa quando era ancora in forze. Accadde allorchè organizzai al Centro Sociale di Valle Faul un reading di poesie bioregionaliste  e ricordo che anche lui partecipò (Alessandro Castelli potrà testimoniare perchè era presente e  fu lui che mi riportò indietro a Calcata). Egli abitava lì occupandosi del giardino e dell’orto, stava in una casetta minuscola ma pulita ed ordinata. Poi il Centro Sociale fu “sfrattato” da Valle Faul, in previsione della visita papalina, e mandato in banlieu.  Da allora persi di vista il buon Alfio  che praticamente rimase “homeless”, dovette adattarsi in un casotto di lamiera da sfollati. Pur che il suo umore -dicono- fosse sempre buono.

Il sindaco di Viterbo, Marini Giulio, forse per farsi perdonare lo sfratto, dopo aver accontentato Ratzinger (con tanto di palco nobile ed asfaltatura e lucidatura dello spiazzo - vanitas vanitatis) decise di  organizzare una cerimonia pubblica  in "riconoscimento della viterbesità" di Alfio Pannega. Il copione prevedeva l'appuntare di una medaglietta ricordo e la consegna di una bella targhetta in ottone dorato... Alfio dimostrò ampiamente di aver meritato il premio, presentandosi ma  rifiutando le "reliquie" a lui offerte....

Poi, dopo appena un anno, pensò bene di togliere definitivamente il disturbo.. abbandonando per sempre   la  "valle di lacrime"...

Paolo D'Arpini



Ho ricevuto oggi un pensiero in memoria di Alfio, dal comune amico Peppe Sini, che scrive:

"NEL SECONDO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA - Un generoso militante del movimento operaio e' stato Alfio Pannega. Un persuaso amico della nonviolenza come lotta nitida e intransigente contro ogni iniquita' e menzogna, come impegno di integrale liberazione dell'umanita' ed esperienza consapevolmente scelta e profondamente meditata di piena condivisione di ogni bene. Un poeta, voce del popolo. Da una vita di fatiche e lunghi anni di solitudine aveva estratto non l'amarezza che ottunde e soffoca, ma la capacita' empatica di immedesimarsi nel dolore altrui, e la convinzione etica di potere e dovere recare conforto e soccorso, accogliere ed assistere, lottare insieme per il bene comune, mettendo a disposizione di tutti tutto cio' che era suo: e quando nel 1993 nacque il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" ne fu subito luminosa anima, autentico maestro di vita per quanti a quella esperienza hanno preso parte o vi si sono per un tratto accostati; e che il centro sociale possa per molti anni ancora essere degno erede di un uomo cosi' valoroso, di un cosi' fulgido esempio. Un combattente antifascista e' stato Alfio Pannega, un combattente per la dignita' umana. Ed una delle figure piu' illustri di questa antica citta' di Viterbo, per difendere i cui preziosi beni naturali e storici, e le sue migliori tradizioni morali e civili, per tutta la vita lotto'. Come per tutta la vita lotto' per difendere i diritti di tutti gli oppressi, i negletti, i sofferenti. Per la deliberazione in comune su cio' che tutti concerne e per il comune godimento dei beni del mondo che a tutti per diritto naturale ugualmente appartiene. Sapiente nel dire e nel fare, gentile e fiero, uomo di omerici sdegni ed omerica allegria, innamorato della vita e del mondo, della natura che intimamente conosceva ed amorevolmente accudiva, conoscitore di tutte le arti e di tutti i mestieri - artigianali ed agricoli; testimone di come l'umanita' - leopardianamente riconosciuta nella sua effettuale condizione di fragilita', finitudine ed esposizione al dolore e alla morte, nel bisogno di ogni persona di ricevere aiuto e creare legami sociali - potrebbe vivere felice nella solidarieta', nella responsabilita', nella condivisione, nella giustizia: nella misura che e' propria dell'esistenza morale, della condotta benigna - ragionevole e misericordiosa -, della convivenza civile, della vita sobria, della vita degna. Che grande onore averlo conosciuto. Che grande scuola di pensiero e di azione"



Peppe Sini

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