sabato 7 aprile 2012

Visione bioregionale ecopacifista: "Verso la nuova Era Ecozoica..."

Thomas Berry



Quindici miliardi di anni fa iniziò una fantastica storia che noi viviamo ancora oggi e di cui, sempre oggi, siamo noi umani chiamati a scrivere, più o meno responsabilmente, le prossime pagine…  Quindici miliardi di anni fa iniziò la storia dell’universo che Thomas Berry (defunto il 1 giugno 2009), passionista, teologo, storico, o meglio come lui amava definirsi, bioregionalista, geologo e cosmologo, ci ha indicato come la nostra vera storia sacra.

In quel tempo lontano, attraverso un significativo processo di autoorganizzazione, nacquero le galassie, le stelle, la nostra Via Lattea e il sistema solare, la luna, la terra con le sue montagne, i mari e fiumi… Poi i primi organismi unicellulari, la vita! E infine le piante, gli animali e, quando il pianeta rifulgeva ormai di una infinita bellezza e tantissime varietà di esseri viventi, arrivarono anche gli umani, i primi a prendere coscienza di loro stessi e anche, in seguito, di tutto ciò che significava la loro esistenza sulla terra e il far parte dell’interà comunità terrestre.

Poi qualcosa cambiò e circa 6000 anni fa gli umani decisero di uscire dalla comunità, distaccarsi dalla natura, passare dalla visione della Terra come madre a quella patriarcale di dominio sulla stessa terra.

Thomas Berry nelle sue opere, rifacendosi anche alla teoria di Gaia, la Terra come essere vivente, cerca di recuperare l’intera tradizione spirituale occidentale cristiana, sostituendo però al Cristo storico il Cristo-Universo e vedendo l’intera creazione cosmica come una manifestazione di un sacro mistero divino. Essere cristiani per lui ormai significa ricollegarsi al funzionamento armonico e integrale del sistema biotico planetario. Attualmente i cristiani se vogliono avere ormai una prospettiva in chiave ecologica (e i nostri tempi di disastri ambientali sembra non chiedano altro), devono accettare il tempo evolutivo come tempo sacro e la storia dell’universo come storia sacra…

Le idee innovative ed ecologiste di Thomas Berry vengono dal suo essere un discepolo di un altro grande personaggio della storia alternativa della Chiesa Cattolica, Pierre Theilhard de Chardin (1881-1955), gesuita, teologo e geologo che per primo nella prima metà del secolo scorso portò all’interno della chiesa, tra mille difficoltà e incomprensioni, l’idea evoluzionistica dell’universo.

Teilhard de Chardin fu un moderno mistico e visionario però saldamente ancorato alla scienza (era un paleontologo) e quindi cercò per tutta la vita di coniugare ricerca scientifica, concetti filosofici e dottrina teologica provando a dare un senso cristiano a tutta la storia dell’universo, fino alla comparsa degli esseri umani e il loro rapporto con Dio.

Le tante intuizioni di Teilhard de Chardin sulla noosfera (dalla litosfera all’’atmosfera, idrosfera, biosfera e infine alla noosfera come involucro pensante della Terra), sul punto omega (dall’alfa all’omega, dall’inizio dell’universo al punto, omega, verso dove l’universo evolve e converge, l’unione con Dio presente in tutte le cose, l’ambiente divino), sull’amore (energia psichica cosmica motore della creazione ed evoluzione dell’universo), sul femminino (l’inizio del tutto al femminile, nuovo concetto di creazione, rovinata poi dal maschile ma salvata in seguito dalla venuta di Cristo), sul concetto di cristico (il cosmico, l’evolutivo e l’umano, il convergente), sulla stoffa cosmica (unione di spirito e materia), per finire alla definizione della legge di coscienza e complessità (l’insieme dei fenomeni di autorganizzazione della vita e di direzionalità dell’evoluzione), hanno dato una nuova prospettiva sacra alla presenza degli umani sulla terra e acora di più, come dice Thomas Berry, nel luogo dove vivono e dove possono praticare ogni giorno uno stile di vita in armonia con la natura (bioregionalismo).

Determinante nel pensiero di Thomas Berry è il riconoscimento che attualmente gli umani hanno rotto il patto con Dio, con l’universo e con la Terra ed è necessario apprenderne tutta la gravità per ricominciare l’importante compito di conservazione della creazione e di costruzione di una terra pronta per il punto omega – tanto caro a Teilhard de Chardin – una terra più giusta, fatta di uguaglianza e non di sofferenza e dolore (e in chiave ecologista profonda e bioregionalista Thomas Berry lo direbbe non solo per la comunità degli umani ma anche per tutte le comunità di esseri viventi, piante e animali e non-viventi, montagne, fiumi, valli, mari, cielo…). Una bella immagine del punto omega ce la offre il fisico Brian Swimme, a sua volta allievo di Thomas Berry, facendoci pensare a come l’universo da un punto iniziale sia passato per miliardi di rocce inanimate fino a una madre che allatta con tanto amore il suo bambino…




Ecco quindi che il pensiero di Theilard de Chardin tanto evoluzionista quanto incentrato sulla sacralità dell’universo, si può definire proto-ecologista e anche ispiratore di importanti teologie successive come la teologia della liberazione e la teologia ecologista e bioregionalista di Thomas Berry che insieme hanno dato le basi per una nuova religione universale fondata sul mistero sacro dell’evoluzione dell’universo e sul ruolo e di riconciliazione fra gli umani e la terra per perseguire insieme alla terra stessa il progetto dell’universo.

E’ comunque significativo notare che il pensiero di Teilhard de Chardin, pur essendo stato oggetto di molte critiche scientifiche, filosofiche, teologiche, e recentemente anche ecologiche (c’è da dire che ai suoi tempi le problematiche ambientali del pianeta ancora non si erano manifestate con tanta gravità come ai giorni d’oggi e che il suo discorso quindi era centrato principalmente sugli esseri umani), mantiene tutt’ora intatta la profondità e importanza delle sue intuizioni e che, pur con le oppurtune modifiche e rettifiche, come è giusto che sia in un corretto processo di evoluzione di un pensiero, è tutt’ora da considerare come una delle più grandi visioni del passato capace ancora di portare efficacia nel presente e speranza per il futuro.

Thomas Berry affermava che c’è un pressante bisogno di una rinnovata mistica della terra e che debbono venire alla luce nuove figure di guide spirituali capaci di coniugare scienza ecologica e senso del sacro; queste figure attalmente non possono più essere né i preti, né i guru, né gli sciamani ma bensì gli ecologisti integrali, le uniche persone, donne e uomini, capaci di ascoltare la voce del pianeta, ciò che Gaia, la Madre Terra ha da dire agli umani e di riportare in linguaggio comprensibile le leggi della natura, della selvaticità, dei cicli ecologici, insomma le leggi che definiscono il cerchio sacro della vita. Il fine è di guidare gli umani e la terra, nella sua interezza di tutte le comunità di viventi e non-viventi, verso che quella che Berry ha chiamato Era Ecozoica, una nuova era di consapevolezza ecologica profonda in contrapposizione alla moderna e devastante Era Tecnologica che sta portando il Pianeta intero verso una catastrofe senza precedenti.

Attenzione, diceva Thomas Berry, in questo momento così drammatico per il pianeta è importante celebrare la Passione della Terra piuttosto che la Passione di Cristo…

Nel Manifesto dell’Era Ecozoica, scritto da Thomas Berry circa dodici anni fa, sintesi semplice e profonda del suo pensiero, vengono presentati 14 punti fondamentali in cui si parla dell’Universo come comunione di soggetti e non come di una collezione di oggetti, della centralità della terra e non più degli umani, del riconoscimento della dimensione femminile della terra stessa e della necessità di una nuova sensibilità religiosa insieme ad un nuovo linguaggio e archetipi ecozoici, eccetera.

Da notare che nel documento non vengono usate mai né la parola Dio, né Cristo e questo mi sembra un importante passo verso un rinnovato senso del sacro in chiave ecologica universale.

Per Thomas Berry abbiamo davanti a noi, se vogliamo, un futuro ecologista che potrà salvare noi e il pianeta, un futuro pieno di speranza, e questo futuro potrà arrivare solo dopo quello che Berry definisce Il Grande Lavoro (”The Great Work”, titolo anche di un suo importante libro scritto insieme a Brian Swimme) per creare un ambiente di vita dove gli umani vivano in una mutua e profonda relazione con la più ampia comunità dei sistemi che governano la vita.

Fin qui ho cercato di riportare, in una sintesi molto estrema, il pensiero profondo di due grandi personaggi, Teilhard de Chardin e Thomas Berry che sicuramente hanno agito in modo coerente, tanto spirituale quanto scientifico, per un rinnovamento della tradizione cristiana.

In questa tradizione sono centrali i concetti di redenzione e resurrezione legati alla figura di Gesù e sui quali proverò a fare una breve riflessione frutto più che altro dei miei studi riguardanti un’altra importante figura del secolo scoso, Marjia Gimbutas, archeomitologa (come lei amava definirsi) lituana, emigrata in America durante il nazismo. I suoi studi e ricerche, ormai universalmente accettate dal modo scientifico-archeologico, hanno permesso di sapere che nell’europa neolitica (10.000-4000 a.C) esisteva una vera e propria civilltà nativa legata alla terra, la Civiltà dell’Antica Europa e della Grande Madre, pacifica, egualitaria e rispettosa dei cicli della natura e dove si viveva persino in città di 20.000 abitanti.

Questa civiltà e tutte le sue idee e pratiche di vita che protremmo definire proto-ecologiste, furono poi spazzate via dall’arrivo delle bande di guerrieri indoeuropei dall’inizio del 4.000 a.C. e che perdurarono durante qualche millennio portando, anzi imponendo, con estrema violenza e guerre senza fine, la nuova visione patriarcale di dominio sulla natura e disuguaglianza fra gli umani.

E’ forse nell’antica civiltà neolitica matriarcale che va ricercato quel paradiso terrestre perduto (la mitica età dell’oro dei greci) cardine principale del pensiero biblico? E’ nell’arrivo dei guerrieri indoeuropei e di guerre e devastazioni mai vissute prima dai popoli neolitici, l’arrivo di un male da cui gli umani vanno redenti? E se dopo la redenzione serve una resurrezione per pensare ad un mondo nuovo che arriverà un giorno per la gloria dei cristiani, questi però lo aspetteranno senza preoccuparsi del qui e ora? Ma allora non potrebbe essere ancora un mondo patriarcale?

La questione interessante è che Teilhard de Chardin non poteva certamente conoscere la storia degli antichi europei neolitici che Marija Gimbutas cominciò a studiare e pubblicare all’incirca intorno al la metà degli anni ’50 (”Il fenomeno umano”, forse il più significativo libro di Teilhard de Chardin fu pubblicato l’anno della sua morte avvenuta nel 1955). Inoltre il libro più importante della Gimbutas, pietra miliare delle sue ricerche: “Il linguaggio della Dea”, è datato 1989, mente il primo libro di Thomas Berry “The dream of the earth” (”Il sogno della terra”, ancora incredibilmente inedito in Italia) è del 1988. Nonostante tutto, sia a Theilard de Chardin ma specialmente a Thomas Berry, non è ignota la questione dell’arrivo dei guerrieri indoeuropei nell’europa neolitica ma dall’analisi delle loro pubblicazioni in comparazione con quelle di Marija Gimbutas si può capire che specialmente il primo non potesse essere a conoscenza pienamente dlla storia europea, specialmente di quella spirituale degli ultimi 12.000 anni…

Quindi come potrebbe ancora evolvere il loro pensiero? O addirittura non ci fu un tempo (l’Antica Europa) in cui gli umani erano finalmente giunti al punto omega e la fine del paradiso terrestre e in definitiva tutta la genesi non potrebbero essere una rappresentazione mitica di un fatto realmente accaduto e cioè il passaggio da una civiltà pacifica matriarcale, dove alle donne era riconosciuta un importante dignità (rappresentate tutte da Eva e dal serpente, allora animale sacro alla Dea Madre) a quella tutt’ora esistente maschile patriarcale e violenta che ha voluto usurpare alle donne e alla natura il loro ruolo fondato principalmente sull’energia e saggezza ecologica?

Teilhard de Chardin, Thomas Berry e finalmente anche una donna, Marja Gimbutas, hanno dato molto per la crescita della nostra coscienza in chiave spirituale ed ecologica, un rinnovato senso del sacro che ci riconnette con l’universo, la terra e il luogo dove viviamo, e ci permette di vivere in modo ecologicamente sostenibile insieme ad una buona dose di speranza per il futuro e di entusiasmo per il nostro ruolo e la nostra esistenza sul pianeta.

In definitiva è questo il sogno della terra.

Stefano Panzarasa – Rete Bioregionale Italiana




Viaggiando alla sorgente della vita - Dipinto di Franco Farina

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