venerdì 29 novembre 2013

Castelfidardo ed i 150 anni della fisarmonica marchigiana



A cosa sto pensando? A Castelfidardo (An) città dell'artigianato della fisarmonica e che quest’ anno compie 150 anni la fisarmonica marchigiana -.

Avete mai provato a suonare una cornamusa? Se si, vi sarete accorti che di aria ce ne vuole tanta, a volte si resta anche senza fiato con la testa che gira. E’ per questa ragione che da molti secoli sono inventati i polmoni artificiali i cosiddetti “mantici”, strumenti meccanici che producono un soffio d’aria. Gli organi, ad esempio, funzionano con dei mantici. Un tempo l’aria si pompava a mano: mentre l’organista suonava, dietro c’erano due tre persone che pompavano aria. 


Anche l’armonium (dal suono simile a quello di un organo) funziona con dei mantici ma a pedali azionati dallo stesso musicista. Purtroppo questi strumenti avevano un inconveniente, non si potevano trasportare. Ecco nascere la fisarmonica (dal greco Physa –mantice- ed harmonikos –armonico-), un organo miniaturizzato azionato dallo stesso suonatore. 

La fisarmonica dunque è uno strumento a fiato, ma con un polmone meccanico così ben architettato da poter imitare da sola un’intera orchestra. Cosa interessante è la sua storia, quella italiana. Gli storici concordano quasi tutti che l’antenato della fisarmonica é lo “Sheng”, un antico strumento a fiato cinese utilizzato diffusamente dall’XI secolo a.C., intimamente legato alla vita della corte imperiale, che utilizza il principio dell’ancia libera, lo stesso sul quale si basa anche la fisarmonica, la quale sfrutta l’ancia oscillante e sonora (linguetta di metallo che vibra e sonorizza) per flusso d’aria fornito dal mantice. 

Facciamo un passo in avanti, inizio XIX secolo quando qualcuno in Europa cominciò a copiare il trucco cinese. Nacquero strumenti rudimentali di pochi tasti come gli organetti, le concertine, etc. La storia italiana della fisarmonica ha certo il sapore di una leggenda. 

Inizia nel 1863 a Castelfidardo in provincia di Ancona, grazie allo straordinario ingegno di Paolo Soprani considerato il padre di questo strumento in Italia. Nel 1863 un pellegrino austriaco di ritorno da Loreto si ferma nel casolare di un contadino nella vallata del Musone, nei pressi di Castelfidardo. 

Nel casolare abitano Antonio Soprani con la moglie Lucia e i figli Settimio, Paolo, Pasquale e Nicola. Il pellegrino ha con sé un misterioso “pacco sonoro” del costruttore di pianoforti austriaco Cyrill Demian. Forse lo ha suonato dopo cena o forse regalato ai suoi ospiti. Sta di fatto che uno dei figli di Soprani, Paolo, già appassionato di musica, rimane incantato da quello strano suono che esce da quell’organetto e se ne innamora. 

Quella stessa notte ci mette le mani sopra: lo smonta, ne studia i congegni, le dimensioni, le voci, capisce com’è fatto e intuisce come svilupparlo. Paolo ha diciotto anni quando con quattro arnesi di fortuna costruisce il primo organetto. Nella stalla e granaio della casa colonica la famiglia Soprani apre un laboratorio. Le prime armoniche sono vendute nelle fiere e nei mercati dei paesi vicini, specie a Loreto, luogo d’incontro di pellegrini, zingari, ambulanti e commercianti, direttamente dall’intraprendente Paolo. 

Lo strumento viene accolto con vivo interesse e si diffonde in altre regioni e le richieste si moltiplicano. Per esigenze di spazio, Paolo si stacca dal gruppo familiare, sale al centro abitato di Castelfidardo e apre una fabbrica, mentre il fratello Pasquale si porterà a Recanati. Paolo Soprani, con la sua opera ha contribuito a trasformare culturalmente questa zona delle Marche creando una ricchezza impensabile per un’economia che per secoli era rimasta legata all’agricoltura. 

Ancora oggi le fisarmoniche sono fatte circa come 150 anni fa, poco a macchina molto a mano. Il reparto importante è la falegnameria. Qui è creata la cassa armonica, in pratica sono definite le dimensioni finali dello strumento. Nelle fisarmoniche si usano tre-quattro legni principali: mogano, faggio, abete. Ogni cassa grezza è verificata a mano. Le casse armoniche sono due: in una è inseritala la tastiera e nell’altra i bottoni dei bassi (la cosiddetta meccanica). 

La preparazione della tastiera è un’operazione complessa e meticolosa. Ma il cuore della fisarmonica è il mantice, che è azionato dall’esecutore per immettere l’aria necessaria a far vibrare le ance che producono il suono. In sostanza, tutto è un lavoro da certosino: quattro-cinque ore di continui montaggi e smontaggi alle prese con meccanismi piccoli e di grande precisione. 

Ogni strumento è un pezzo unico, autentico capolavoro, inconfondibile, inalterabile che conquista i più prestigiosi musicisti. Ubicato nel piano seminterrato del palazzo comunale, in suggestivi ambienti seicenteschi, si trova il museo della fisarmonica, lo strumento musicale che ha avuto nella città di Castelfidardo, per oltre un secolo, il maggior centro di produzione. 

Un efficiente mezzo didattico dove è possibile seguire, attraverso la semplice osservazione degli strumenti e dei pannelli fotografici, le fasi evolutive della fisarmonica, la classificazione, i personaggi che hanno ruotato e ruotano intorno ad essa e comprendere un affascinante mondo artigiano intriso di sudore, di orgoglio e di inventiva. 

Franco Stobbart


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Una vecchia canzone sulla fisarmonica: 
http://www.youtube.com/watch?v=A38TqDp7rew

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