martedì 13 febbraio 2024

A "sinistra" c'è voglia di pace, ma non troppa....



A pagina 4  del 9 febbraio u.s. la redazione politica de Il Manifesto resoconta sotto un titolo che propone un fatto non vero: "Aiuti a Kiev, via libera al decreto sulle armi. Ma quattro dem votano contro".

In realtà votano contro Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. Laura Boldrini, Antonio Scotto, Nico Stumpo e Paolo Ciani non partecipano al voto, che è cosa diversa dal votare contro.
Siamo all'accreditamento (farlocco) del PD come facente parte dell'area pacifista. Quello che i pacifisti stessi suggelleranno con il corteo del 24 febbraio all'insegna del "CESSATE IL FUOCO". Non avendo la cultura dell'obiezione di coscienza, "centenaria" per chi fa parte della WRI, quindi delle precise responsabilità e coinvolgimenti individuali e collettivi, buona parte degli attivisti non sa distinguere infatti il cessate dal CESSIAMO IL FUOCO. Usano il "VOI" al posto del "NOI". Cioè non colgono la differenza tra le guerre che combattono gli altri Paesi e quelle in cui il governo che eleggiamo contribuisce direttamente.  Semplicemente ci si agita a seconda di quello che i media mainstream mettono alla ribalta applicando un anticonformismo qualche volta roboante ma alla fine dei conti del tutto prevedibile. Se il potere mediatico propone il bianco come buono allora bisogna prendere le parti per il nero. O viceversa. Senza sospettare che l'alternativa non sta nell'opporre il nero quando il potere propone il bianco, o il bianco quando propone il nero. Bisogna essere invece capaci di trascendere, di proporre la complessità del MONDO A COLORI...

Il "cessiamo il fuoco" vale per l'Ucraina, ma vale anche per il conflitto che Israele ha scatenato in Palestina e in quello che si è aperto nel Mar Rosso, con la missione UE Aspides a supporto  di quella USA+UK Prosperity Guardian.

Ora, da questa metà febbraio, lo spazio pubblico sarà sempre di più sarà occupato esclusivamente dalle elezioni europee; e dai partiti e dalle liste in campagna elettorale.

L'eccezione è la "rivolta dei trattori": gli agricoltori scendono in piazza in tutta Europa contro il Green Deal, cui imputano costi immediati che pregiudicano la sostenibilità economica delle piccole aziende agricole. L'assedio dei Palazzi UE avrebbe già ottenuto dalla Von der Lyen il ritiro del dimezzamento dei pesticidi (regolamento SUR). Sono nel mirino della protesta una burocrazia asfissiante e norme penalizzanti. Un punto contestato della PAC è l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive e l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%. 
Gli agricoltori sono preoccupati per l’import di prodotti low cost, come ad esempio il pollo ucraino. Inoltre, l’import di prodotti agricoli (soprattutto cereali) a prezzi più bassi dall’Ucraina sta causando problemi al mercato interno.
Gli agricoltori stanno affrontando difficoltà economiche anche a causa della guerra, che aumenta i costi, specialmente dell'energia; e della concorrenza eccessiva da altri paesi che non rispettano gli standard ambientali e sociali dell'Europa.
Altri motivi della protesta riguardano le misure ecologiste nazionali, come il piano per la riduzione dell’azoto prodotto dagli allevamenti in Olanda, o le tasse sui carburanti più inquinanti in Germania e Francia. In Italia si è tolta l'esenzione IRPEF ai redditi agrari, ora ripristinata per quelli che fanno dichiarazioni sotto i diecimila euro.

E' importante intervenire su questa protesta non lasciando campo libero, come unica opposizione a Coldiretti, al "forconismo" in combutta con i fascisti di Forza Nuova (che si sono ribattezzati "patrioti").
Sarebbe il compito delle forze politiche di opposizione e delle grandi associazioni sindacali, ambientaliste e pacifiste. 
Anche noi potremmo dare un contributo perché, nel nostro piccolo, ci sembra di avere individuato il terreno strategico (retribuiamo il lavoro dei custudi della Terra!) che consente di unire conversione ecologica e necessità economiche di questo settore del lavoro produttivo. 

Intanto su il Manifesto ogni giorno viene ospitato un articolo che, in relazione alle elezioni europee, invita al cartello elettorale unitario a sinistra "per potere rappresentare l'Italia della pace e dei diritti".

E' probabile, a parere dello scrivente, che PACE TERRA DIGNITA' si tratti di un esperimento prematuro, perché è mancato il tempo di costruire una comunità politica dalla massa critica adeguata e resa solidale anche dalla discussione tra le sue fila. Ma un "partito della pace che non c'é" rompe comunque il monopolio della rappresentanza del pacifismo burocratico e professionalizzato...

Stralcio di una letera di Alfonso Navarra 



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