sabato 19 settembre 2015

Inquinamento da consumismo - "Dacci oggi il nostro spreco quotidiano...."


Lo spreco di generi alimentari non è solo un problema etico ma anche ambientale. Quando buttiamo il cibo, gettiamo l’acqua, il suolo e l’energia necessari per produrloSlow Food ci ricorda che, nel nostro Paese, per produrre prodotti ortofrutticoli, vengono utilizzati 73 milioni di metri cubi di acqua e 400 chilometri quadrati di terra, oltre ai prodotti chimici impiegati nella coltivazione, che impattano sul terreno e sulle acque sotterranee e superficiali.
Bisogna, poi, tenere conto delle emissioni in atmosfera legate al ciclo di produzione e distribuzione che incidono sulla qualità dell’aria ma anche sul clima.
Infine per smaltire i rifiuti alimentari ci vogliono altre risorse naturali: ancora acqua ed energia, con conseguenti ulteriori impatti sulla qualità dell'aria, del suolo, della risorsa idrica,  oltre che denaro; secondo i calcoli nell’AMA di Roma, sono necessarie 250 euro a tonnellata per lo smaltimento di questa tipologia di rifiuto.
La soluzione dunque è prevenire, il decalogo contro lo spreco alimentare contiene 10 misure: dalla vendite al ribasso del cibo in scadenza alla donazione dei prodotti invenduti, dagli accordi volontari con le imprese della ristorazione/distribuzione alla consegna gratuita delle eccedenze di cibo provenienti dalla ristorazione collettiva ed altro ancora.
Concetti e principi che ritroviamo anche nella Carta di Bologna contro lo spreco alimentare, che sarà operativa da ottobre 2015, quando i paesi partecipanti all’Expo la firmeranno e diventerà l’eredità culturale-immateriale di EXPO.
A livello locale, molto può essere fatto dai Comuni, aderendo volontariamente alla Carta SprecoZerodi Last Minute Market, che rende operative le indicazioni presenti nella Risoluzione del Parlamento Europeo contro gli sprechi alimentari.
Uno dei luoghi dove si creano maggiori eccedenze alimentari sono le mense scolastiche, per evitare che il cibo somministrato ai bambini avanzi, la via maestra sembra essere quella dell’educazione-sensibilizzazione.
indagine IPSOS sugli sprechi alimentari ed i progetti educativi a scuolaNell’indagine Ipsos “Verso EXPO: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e mense scolastiche” il 43% degli intervistati risponde che nella scuola vengono realizzate delle campagne di sensibilizzazione contro gli sprechi alimentari e che talvolta sono coinvolti anche i nuclei famigliari.
Un’iniziativa interessante è quella promossa, a livello nazionale, da ActionAid “Io Mangio Giusto”che ha l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa “più giusta” e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.
“È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento", afferma Marco De Ponte di ActionAid, “parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, studenti e personale non docente”.
L’educazione è sicuramente fondamentale, ma cosa fare se abbiamo in concreto del cibo avanzato?
Bisogna, in primo luogo, distinguere tra il cibo somministrato ed avanzato nei piatti e quello avanzato ma non somministrato. Il primo è più difficile da gestire e destinato, per lo più, alla filiera della raccolta differenziata (organico), mentre, per il secondo, vi è la concreta possibilità di donarlo alle Onlus.
La legge "del Buon Samaritano" (legge n. 155/203), infatti, rende possibile donare il cibo avanzato, che non è stato sporzionato e somministrato, ad organizzazioni senza fini di lucro (Onlus), in modo che possa essere recuperato e distribuito ai più bisognosi.
A livello pratico, quando il cibo viene donato, si pone il problema della “corretta tenuta” degli alimenti, per questo la legge di stabilità (legge n.147/2013), prevede, all’art.1, commi 236, 237, 238, che “ le Onlus, che forniscono alimenti agli indigenti, e gli operatori del settore alimentare che donano detti alimenti alle Onlus, debbano garantire un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo, ciascuno per la parte che gli compete e che detto obiettivo è raggiunto anche attraverso la predisposizione di specifici manuali di corretta prassi operativa, in conformità a quanto previsto dal Regolamento CE n. 882/2004, validati dal Ministero della salute.”
Il Ministero non ha ancora predisposto manuali di corretta prassi operativa, ma la Regione Emilia Romagna con propria delibera ha predisposto “Le linee guida per il recupero, la distribuzione e l’utilizzo di prodotti alimentari per fini di solidarietà sociale” che possono essere un valido riferimento operativo per il settore.

In una prossima notizia, cercheremo di comprendere la portata dello spreco alimentare nelle mense scolastiche, analizzando i dati, non molti, che abbiamo trovato sul fenomeno e racconteremo quali esperienze concrete sono state messe in pratica nelle scuole, iniziando dalla provincia di Firenze, per ridurre la produzione di rifiuti alimentari sia attraverso percorsi di educazione che  progetti di donazione del cibo.

Fonte Arpat

Nessun commento:

Posta un commento