sabato 28 maggio 2016

La Rete Bioregionale Italiana vista dall'interno... nel "riconoscersi in ciò che è"

Ogni entità, come ogni persona, ha un suo destino ed un suo percorso di vita. La Rete Bioregionale Italiana, in quanto coordinamento di vari soggetti che si riconoscono nel sentire dell'ecologia profonda e della spiritualità naturale ed ovviamente nell'idea bioregionale, nasce durante un primo incontro aggregativo, tenutosi nella Tuscia.
chiave di lettura
La nascita della Rete avvenne nella primavera inoltrata del 1996 nel  Parco naturale di Monte Rufeno di Acquapendente (Viterbo), ai confini fra Toscana e Lazio. Io ero presente e fui  una componente di quel primo gruppo e quindi potrei raccontarvi come la cosa avvenne e quali furono  i fatti che precedettero quella formazione  ed anche i fatti che seguirono sino ad oggi. Però lo scopo di questo  post non vuole propriamente essere biografico e quindi non vorrei troppo soffermarmi su particolari atti ed azioni compiute nella "prima infanzia" della struttura. Anche se alcune parole per descriverne la realtà e la sua costituzione sono  però necessarie.

Già all'inizio degli anni '70 del secolo scorso, anche in conseguenza della rivoluzione del '68, si era andata creando una nuova visione del mondo, della cultura umana e della sue espressioni sottili come la spiritualità o la filosofia e soprattutto di un rinnovato impegno a rivedere le attività dell'uomo nella natura, considerando la visione olistica e la comprensione che l'insieme della vita è una realtà inscindibile.

Questa visione in effetti trova la sua origine nel pensiero antico oggi definito "pagano" in cui si considerava l'esistenza come una espressione di identità differenziate solo dalla funzione ma non nella essenza. Divinità e personalità rappresentavano i modi della natura e le forze che la animano. 

Ogni cosa insomma è viva e riconoscibile dalle sue attività.  Questo sentire antico, allo stesso tempo connaturato nella mente umana e di tutto ciò che vive nella mente universale, trovò nuove definizioni attraverso le esperienze e le ricerche portate avanti in varie parti del mondo.

Ad esempio negli Stati Uniti questa ricerca prese il nome di bioregionalismo, che è un neologismo coniato da Peter Berg con cui egli intendeva descrivere le forme vitali e naturali in chiave omogenea, consentendone in tal modo il riconoscimento. Quasi contemporaneamente in Europa il filosofo Arne Naess  elaborava i concetti relativi all'ecologia profonda che stabilisce il funzionamento organico dell'insieme.

Ovviamente in questo processo di "riconoscimento" del funzionamento della vita non può essere trascurato l'aspetto sottile che sa riconoscere queste descrizioni e che è in grado di poterle osservare   -come è detto nella scienza moderna:  l'esperimento e lo sperimentatore sono componenti inscindibili del processo sperimentale.... - e questa capacità osservativa non è altro che l'intelligenza-coscienza che tutto pervade ed in se stessa tutto integra.

In sintesi gli argomenti, di cui la Rete si occupa,  vertono su tutte le attività ed i sentimenti espressi dall'uomo in funzione di una esistenza armonica e simbiotica con l'ambiente di cui egli stesso è parte.

Paolo D'Arpini  
Referente Rete Bioregionale Italiana.


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